Dichiarazione della Presidenza dell’Unione Europea – Assemblea Generale delle Nazioni Unite – tema: Embargo imposto dagli Stati Uniti a Cuba

Dichiarazione di voto dell’Ambasciatore Aldo Mantovani, Deputato Rappresentante Permanente dell’Italia alle Nazioni Unite, per conto dell’Unione Europea – Argomento Plenario 29 (A/58/L.4) – Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America a Cuba (New York)

4 novembre 2003

Signor Presidente,

ho l’onore di parlare per conto dell’Unione Europea. I Paesi futuri aderenti di Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia e i Paesi già associati Bulgaria e Romania, dichiarano di allinearsi a questa dichiarazione di voto.

Signor Presidente,

ho l’onore di prendere la parola per conto dell’Unione Europea in riferimento alla risoluzione intitolata “Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati uniti d’America a Cuba”. L’Unione Europea crede che la politica commerciale degli Stati Uniti verso Cuba sia principalmente una questione bilaterale. Tuttavia, l’Unione Europea deve ribadire la sua opposizione sull’aspetto extraterritoriale dell’embargo degli Stati Uniti che è stato messo in atto secondo il Cuban Democracy Act (Atto per la Democrazia Cubana), del 1992, e secondo la Legge Helms-Burton, del 1996.

L’Unione Europea non può accettare che le sue relazioni economiche e commerciali con Paesi terzi vengano limitate attraverso misure unilaterali imposte dagli Stati Uniti su specifici Paesi, in questo caso su Cuba. Per questo, nel novembre del 1996 il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha adottato una serie di regole e un’azione congiunta mirate a proteggere gli interessi di persone fisiche o giuridiche dell’Unione Europea contro gli effetti extraterritoriali della Legge Helms-Burton.

E’ stato incoraggiante che, durante il loro incontro a Londra nel 1998, l’Unione Europea e gli Stati Uniti si siano accordati su un pacchetto di misure riguardanti anche, inter alia, l’accordo degli Stati Uniti a sospendere i titoli III e IV della Legge Helms-Burton e a non adottare ulteriori leggi extraterritoriali di quel tipo, così come l’accordo di entrambe le parti di aumentare la protezione degli investimenti. L’Unione Europea confida che il Governo degli Stati Uniti continui ad agire in accordo con gli impegni presi.

La politica dell’Unione Europea verso Cuba è chiara e coerente con i propri principi. L’Unione ha adottato la propria posizione comune su Cuba nel dicembre del 1996, una posizione che è ancora valida. Il principale obiettivo dell’Unione Europea nelle sue relazioni con Cuba è quello di incoraggiare un processo di transizione pacifica alla democrazia pluralistica e il rispetto per i diritti umani e per le libertà fondamentali, così come il miglioramento degli standard di vita del popolo cubano. Vogliamo che questo processo avanzi il più velocemente possibile.

L’Unione Europea condanna fortemente il serio deterioramento della situazione dei diritti umani a Cuba. L’aumento delle violazioni dei diritti umani ha sollevato un’ondata internazionale di proteste e condanne e ha aumentato la preoccupazione dell’Unione Europea sulla situazione politica a Cuba.

Tuttavia, l’impegno costruttivo rimane ancora alla base della politica dell’Unione Europea verso Cuba e sentiamo il dovere di richiamare le autorità cubane a rispondere di conseguenza. L’Unione Europea esorta le autorità cubane a effettuare miglioramenti rapidi, durevoli e sostanziali della situazione, in particolare con una visione che assicuri il pieno rispetto per tutti i diritti umani. In relazione a questo, l’Unione Europea richiede l’immediata liberazione e la piena re-integrazione nella società di tutti i prigionieri di coscienza. Ci appelliamo alle autorità cubane affinché cooperino pienamente con le associazioni e i meccanismi dei diritti umani internazionali. L’Unione Europea riafferma la propria dichiarazione fatta dalla Presidenza il 5 giugno 2003.

L’Unione Europea rifiuta le restrizioni imposte dalle autorità cubane alle Ambasciate della maggior parte degli stati membri dell’Unione Europea, che costituiscono una violazione de facto della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche.

Dal lato economico, l’Unione Europea ritiene che l’apertura dell’economia cubana al mondo esterno continui a essere necessaria. La crescita economica è essenziale per avviare l’attenuazione della povertà nel paese. In quanto a ciò, le conseguenze negative dell’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America, così come le severe limitazioni causate dal sistema economico centralizzato, stanno andando in senso contrario allo sviluppo economico dell’isola.

Signor Presidente,

per tutte queste ragioni, e nonostante le proprie serie critiche, l’Unione Europea unanimemente vota a favore della risoluzione che è stata appena adottata.

Grazie, Signor Presidente.

Replica all’Unione Europea nella sessione del plenario sul tema 29 “Necessità di porre fine al blocco economico, finanziario e commerciale contro Cuba”

4 novembre 2003

Signor Presidente:

la mia delegazione desidera intervenire per esprimere la sua sorpresa per le dichiarazioni che sono appena state formulate, come spiegazione di voto, dal distinto rappresentante dell’Italia, a nome dell’UE e di vari associati e della distinta rappresentanza della Norvegia.

Dette dichiarazioni sono una viva dimostrazione del cedimento dell’UE di fronte alle pressioni nordamericane, richiedendo a Cuba quello che non osano richiedere agli Stati Uniti, e di fronte alla sua mancanza di indipendenza e alla sua ipocrisia.

La mia delegazione lamenta che nel suo intervento, il distinto delegato dell’Italia sia uscito dal contenuto del tema 29, il cui titolo è ben chiaro nell’agenda del 58° periodo di sessioni dell’Assemblea Generale e si sia messo a divagare, ricorrendo ai vecchi e logori argomenti che per quasi 45 anni sono serviti da base alla politica genocida applicata da dieci successive Amministrazioni nordamericane contro il popolo di Cuba per farlo arrendere per fame e malattie.

Gli attacchi contro il sistema sociale che il popolo cubano si è dato – senza ingerenza straniera e nel pieno esercizio della sua autodeterminazione, sovranità e indipendenza, ricevono il rifiuto della mia delegazione, a nome degli oltre 11 milioni di cubani che, nonostante blocchi e semiblocchi, mantengono alte le bandiere della dignità e del coraggio – si iscrivono sulla stessa linea di messaggio, caratterizzata dalle menzogne e dalle distorsioni, provenienti dai circoli più cavernicoli e reazionari che ancora continuano a soffrire di vecchie sindromi di epoche coloniali, felicemente superate a Cuba per sempre.

A Cuba nessuno viene arrestato o processato per le sue idee religiose o per avere espresso le proprie opinioni.

Il distinto delegato italiano deve sapere che le persone che cita hanno lavorato per anni come salariati di una potenza straniera e ostile, ricevendo istruzioni precise su come agire e su che cosa fare, e ricevendo sostegno materiale e finanziario dal Governo degli Stati Uniti e dai gruppi di estrema destra cubano-americani che risiedono nel territorio nordamericano, con l’obiettivo di sovvertire l’ordine interno cubano e di danneggiare il sistema economico, politico e sociale esistente a Cuba con il proposito di ristabilire la situazione di dipendenza e di subordinazione agli Stati Uniti che Cuba ha patito per oltre mezzo secolo.

Le persone citate hanno violato in pieno le leggi cubane e, agendo a beneficio di una potenza straniera, hanno tradito gli interessi più legittimi della loro Patria e hanno cercato di favorire l’annessione a quella potenza straniera.

Il distinto delegato dell’Italia deve sapere che numerosi codici penali europei tipificano e sanzionano pesantemente questa figura criminale come “atti commessi da organizzazioni sotto controllo straniero” e che numerosi Stati hanno leggi “antidoto” che sanzionano la cooperazione con potenze straniere.

Il distinto delegato dell’Italia deve sapere che le persone implicate in tali delitti sono state processate presso tribunali normali, con tutte le garanzie e il dovuto processo, in conformità alla nostra Costituzione e alle leggi nazionali vigenti.

Queste persone hanno goduto di piena libertà per nominare i loro avvocati e hanno potuto dire liberamente tutto quello che desideravano in processi orali e pubblici. Hanno avuto l’opportunità di citare testimoni, confutare accuse e altre prove, e hanno beneficiato del loro diritto a esprimere le loro dichiarazioni finale, come è contemplato dalla Legge.

Le sanzioni imposte agli accusati sono contemplate nel Codice Penale cubano, che garantisce il diritto degli accusati a ricorrere davanti a un tribunale superiore previamente stabilito.

Sorprende il fatto che il distinto delegato dell’Italia si mostri tanto interessato al pieno reinserimento dei cosiddetti “prigionieri di coscienza” nella società cubana, quando l’Unione Europea non ha dimostrato una simile preoccupazione per il processo effettuato a Miami contro cinque giovani cubani che sono stati condannati a severe e lunghe pene, perfino l’ergastolo, in un processo manipolato e carente di ogni garanzia processuale, per avere combattuto il terrorismo che viene fatto ogni giorno contro Cuba dal territorio degli Stati Uniti. Ci viene alla nostra mente il ricordo di un giovane italiano, Fabio Di Celmo, che morì nel 1997 in conseguenza di una bomba posizionata in un hotel di La Habana per mani mercenarie pagate da quei terroristi e sui quali l’Unione Europea, che si preoccupa così tanto per i suoi cittadini, non ha mai fatto una dichiarazione.

Signor Presidente:

è una cosa deplorevole che alcuni paesi dell’Unione Europea si siano sommati alle attività di provocazione e di sovversione dirette dalla Sezione di Interessi degli Stati Uniti a Cuba, nell’applicazione di politiche ostili che questa augusta Assemblea ha appena ripudiato quasi in modo unanime.

Queste attività di provocazione e di sovversione violano tutte le norme e tutti gli accordi che regolano le relazioni tra gli Stati, in particolare la Convenzione di Vienna del 1961, aspetto che è stato ripetutamente evidenziato dalle autorità cubane ai rappresentanti dell’Unione Europea, di fronte al profondo ripudio che tali azioni causano nel popolo di Cuba.

La mia delegazione lamenta che la via adottata da alcuni paesi dell’Unione Europea nelle loro relazioni con Cuba non sia quella dell’intesa che proclamano, bensì quella dello scontro, e perfino quella della sospensione dei programmi di cooperazione, come ha fatto il Governo italiano all’inizio dell’anno, in una specie di rozza caricatura del blocco nordamericano che hanno appena denunciato.

La mia delegazione desidera condividere con altre delegazioni qui presenti il nostro pieno rifiuto alla decisione adottata quest’anno dall’Unione Europea di sospendere tutti i vincoli culturali con Cuba, fatto che non colpisce solo il popolo cubano e la sua cultura, ma impedisce anche ai popoli dell’Unione Europea l’adeguato accesso a una cultura autoctona e vibrante che è riuscita a sovrapporsi a oltre 40 anni di isolamenti e di blocchi. Risulta inconcepibile che la colta Europa sia retrocessa alle politiche dell’Inquisizione e dell’oscurantismo in pieno Secolo XXI, quando si parla sempre più di scambi, di comunicazione, di dialogo tra le civiltà e della globalizzazione della cultura.

La delegazione di Cuba riafferma che l’indipendenza, che tanto lavoro ci è costata per ottenerla e per conservarla, sarà mantenuta e rafforzata – nonostante il blocco conosciuto e nonostante i blocchi meno conosciuti, che si tentano di imporre al popolo cubano mediante l’applicazione di misure coercitive basate sulla doppia morale – benché questo fatto crei dispiacere in alcuni circoli reazionari e retrogradi.

Molte grazie