“Cubani” di Giulio Di Meo

“Cubani”

Niente paesaggi, né spiagge bianche o frutti tropicali, niente rum…ma soprattutto niente “cubani”, i famosissimi e costosissimi sigari della piccola “isla”.

I miei preziosi “cubani”, sono rappresentati dai volti, le storie, le semplici espressioni di questo orgoglioso popolo.

Volti di bimbi, vecchi, mamme, volti di uomini e donne che portano avanti la poesia, la semplicità, la storia di un popolo che da più di vent’anni rifiuta di piegarsi alle logiche dei “potenti”.

Gente normale, gente che vive di poco, gente che in tasca ha pochi spiccioli ma ancora tanti valori, gente che ha piene le mani di genuina ospitalità.

Questi sono i miei “cubani”, persone che conservano lo spirito vivo, combattivo e rassegnato, accogliente e amico, che da sempre ha fatto di Cuba, una terra speciale.

Dall’Havana a Santiago, da Pinar a Trinidad, da Santa Clara a Barracoa, quest’isola è ricca di una piacevole umanità, che ti penetra nella pelle, ti scivola nell’anima, ti inebria di sottili emozioni.

Ho voluto aprire questa serie di foto con un’immagine del “Che”, un argentino, conquistato, assorbito, da questi volti, da queste storie, da questa dolce umanità.


Giulio Di Meo nasce a Capua (Ce) nel 1976.

Fotografo professionista da sette anni, particolarmente impegnato nel reportage sociale, da qualche tempo, ha deciso di portare avanti i suoi progetti autonomamente, per avere massima libertà ed indipendenza.

La passione per la fotografia nasce fin da piccolo, seguendo le orme del padre, grande appassionato di fotografia che gli trasmette l’amore per il “bianco e nero” e con cui scatta e condivide le prime foto; successivamente, tale “passione”, cresce d’intensità con i primi viaggi. Frequenta l’ISEF di Napoli, e consegue il diploma di laurea presentando una tesi sulla fotografia sportiva intesa come mezzo di espressione e strumento educativo.

Negli anni successivi continua a viaggiare (Jamaica,Thailandia, Tunisia) e a realizzare fotografie e contemporaneamente cresce il suo impegno civile e sociale; partecipa, inoltre, ad un workshop di uno dei migliori fotoreporter italiani, Ernesto Bazan, a cui ora lo lega una grande amicizia ed una immensa stima. Nel 2000, apre uno studio fotografico a Ruviano, piccolo paese dove risiede. Ma si rende subito conto che la fotografia di studio, quella di cerimonie, non rappresentano minimamente il suo mondo.

La sua fotografia è il “reportage sociale”, uno strumento con cui testimoniare e trasmettere la vicinanza, l’amore verso tutti gli oppressi, gli emarginati, gli ultimi del mondo; un mezzo di denuncia sociale, un megafono per dar voce a chi troppe volte viene ignorato, “fotogrammi” per dar luce a realtà troppo spesso oscurate.. “Una foto non deve dare risposte, non deve emettere sentenze, il suo compito è quello di porre all’attenzione dell’osservatore situazioni stimolo da cui partano interrogativi, riflessioni…”. Nel 2003 si trasferisce a Firenze dove insegna ED. Fisica, e si dedica completamente alla sua “passione”, che diventa sempre più un impegno, realizzando diversi reportage in Sud America: a Cuba, in Perù, in Brasile e in Equador. Dal 2004 lavora in stretto rapporto con l’Arci, collabora inoltre con numerose altre associazioni impegnate nel sociale: Libera, Amici Rom (Italia);E.C.O, M.S.T. “Sem Terra”, Roupasuja (Brasile); Alas de esperanza (Perù); Por Cuba (Cuba); Nshc, Sos Villaggio del Fanciullo (Serbia), UiKi Curdi (Turchia),ecc. .

A partire dall’anno 2003 lavora all’ambizioso progetto fotografico “Riflessi Antagonisti”: titolo che nasce dalla constatazione che la realtà sudamericana è la conseguenza, il riflesso, appunto, della politica di sfruttamento attuata prima dai colonizzatori europei e successivamente dai governi e dalle lobby economiche statunitensi”. Una prima parte di questo progetto si è tradotta nella mostra intitolata “Riflessi Cubani” che dal 2005 è itinerante in alcune città italiane: Siena, Bologna e Firenze. Nel 2004-06 collabora con l’agenzia foto giornalistica “Dea press” e tiene, a Firenze, corsi e workshop di reportage e fotografia sociale.

Nel Giugno 2006, inaugura la mostra intitolata: “Tra cielo e terra”, un tentativo di dare voce e luce alla quotidianità della Favela di Santa Marta a Rio de Janero. Per il 50° anniversario dell’Arci, ha realizzato il calendario 2007 e il libro fotografico “Cinquant’anni di sguardi”, un viaggio attraverso l’Italia e le decine di circoli della storica associazione culturale italiana. Nel Maggio 2007 a Firenze, è stata presentata la mostra: “Da soli non si può…Solidarietà, cultura, diritti, cittadinanza”. In collaborazione con l’Attivarci e con il Movimento Sem Terra Brasiliano, ha tenuto nel luglio del 2007 il primo Workshop di fotografia sociale in Brasile, nella stato del Maranhao.

Sono già in fase di progettazione per il prossimo anno diversi workshop di fotografia sociale in vari Paesi del sud del mondo. Di Meo, ama definirsi “fotografo di strada”, perchè solo calandosi nelle diverse realtà, solo camminando tra la gente, chiacchierando con vecchi e bambini, immergendosi completamente nella vita sociale si può poi cercare di racchiudere il tutto in una fotografia; fotografo del “quotidiano”, dei piccoli gesti, delle cose semplici. Cercando attraverso le foto di sensibilizzare chi vive a migliaia di chilometri di distanza; credendo ancora che un mondo diverso, fatto di pace e giustizia sociale, è possibile; con la speranza che anche una semplice foto può servire a qualcosa


Riflessi Cubani

“Il titolo nasce dalla constatazione che la situazione sudamericana è la conseguenza, il riflesso, appunto, della politica di sfruttamento attuata prima dai colonizzatori europei e successivamente dai governi e dalle lobby economiche statunitensi”.

Quelli cubani sono la prima parte di un progetto molto più vasto – “Riflessi Antagonisti”-, che riguarderà diversi paesi sudamericani. “Il titolo nasce dalla constatazione che la situazione sudamericana è la conseguenza, il riflesso, appunto, della politica di sfruttamento attuata prima dai colonizzatori europei e successivamente dai governi e dalle lobby economiche statunitensi”. Paesi con ampie zone al limite del sottosviluppo costantemente depredati delle proprie risorse naturali. In Sudamerica il 30% della popolazione è costretto a vivere con meno di un dollaro al giorno. Ho deciso di iniziare il mio progetto da Cuba come luogo simbolo di un continente che ha sempre cercato di ribellarsi.”.

Cuba è un paese sottoposto da oltre 25 anni ad embargo da parte degli U.S.A., quindi sicuramente la condizione economica cubana ha subito notevoli “riflessi” e conseguenze. Nonostante quest’infamia dell’embargo, Cuba ha raggiunto importanti traguardi sociali: ha la media di vita più alta del continente (oltre 70 anni) e la più bassa mortalità infantile (9 per mille), la più alta alfabetizzazione dell’America Latina (96%, in Italia abbiamo il 98%). All’uscita dell’aeroporto dell’Avana c’era un cartello che diceva: “Oggi 200 milioni di bambini nel mondo dormono per strada, nessuno è cubano”.

È propaganda politica, ma è un dato inconfutabile. Se il primo riflesso riguarda le drammatiche conseguenze sulla popolazione dell’embargo, il secondo ha invece una concezione più interiore: “Ogni scatto non è la realtà, ma soltanto una sua rappresentazione, è il fotografo che dà la propria interpretazione attraverso l’obiettivo, fermando nel tempo un preciso e irripetibile momento storico”. Immagini che raccontano, descrivono senza esprimere giudizi, quelle di Di Meo, che non vogliono essere la Verità, ma più semplicemente una fetta di essa. Insomma lo sguardo del fotografo deve essere la sintesi della sua professionalità, sensibilità, etica,dei suoi valori,dei suoi ideali…… della sua arte di raccontare.

“Chi guarda una mia foto non stà guardando una fetta di realtà-verità; ma più semplicemente solo il mio modo di interpretare, di raccontare, di guardare-inquadrare quella determinata realtà”.

Quindi fotografie come semplici riflessi, prodotto ultimo del guardare di un fotografo, con lo scopo nobile di spingere chi le “guarda” a riflettere a sua volta…….ad osservare,interpretare,semplicemente pensare.